DCA

Disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un gruppo di distrurbi con eziologia psicologica che si manifestano attraverso il comportamento alimentare. Non solo Anoressia Nervosa o Bulimia Nervosa ma anche Ortoressia, Binge-eater Disorder, Dismorfia muscolare e altri comportamenti meno specifici che comportano malnutrizione.

Questi disturbi, che partono da una visione distorta delle proprie forme corporee e del proprio peso, portano a isolamento, disagio sociale e complicazioni fisiche molto gravi.

Dal lato opposto troviamo la malnutrizione per eccesso che non rientra come categoria tra i DCA ma rappresenta un disturbo sempre più frequente nella popolazione specialmente nei paesi occidentali. Sovrappeso, obesità e sindrome metabolica sono sempre più comuni e descrivono abitudini alimentari sbilanciate verso un’eccesso calorico con conseguenze dirette sulla salute.

Il percorso per il superamento di questi disturbi prevede la cooperazione di un specialista in nutrizione e uno psicologo. Questa collaborazione permette di correggere le abitudini alimentari e risolvere in contemporanea le cause che hanno scatenato il disturbo.

Per questo motivo collaboro con il Centro Clinico Clarense e gli psicologi presenti al Poliambulatorio Apollonia da diversi anni.

Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo che colpisce giovani donne e adolescenti dei paesi occidentali, circa lo 0,3% della popolazione, con esordio tipico nell’adolescenza o nella prima età adulta, con incidenza nella tarda infanzia in aumento. Tipica del mondo femminile l’anoressia nervosa ha casi riscontrati anche tra gli uomini anche se la differenza tra le donne, 8 casi su 100.000 abitanti, e uomini, 1 caso su 100.00  è costante.

Poco frequente nei paesi in via di sviluppo, colpisce soprattutto i paesi occidentali dove le donne in particolare subiscono una forte pressione sociale verso il dimagriemento e la magrezza, tra le professioni più colpite le modelle, le atlete e ballerine.

 

Tre  sono i criteri diagnostici illustrati nel DSM-5, il manuale di riferimento statistico e diagnostico dei disturbi mentali, che classifica l’anoressia nervosa tra i tre principali disturbi dell’alimentazione: il primo criterio diagnostico valuta la restrizione nell’assunzione calorica in relazione alla necessità, restrizione che porta il peso significativamente in basso in relazione a sesso, età, salute fisica e fase di sviluppo. Genralemente se il valore dell’Indice di Massa Corporeo è inferiore a 18,5 si consiglia la consulenza di un’esperto per valutare anche altri sintomi.

Il secondo criterio è un’intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, in alternativa un comportamento che impedisca l’aumento del peso.

Il terzo criterio analizza il rapporto tra il peso o la forma del corpo visto in modo alterato, un’eccessiva  influenza di peso e corpo sull’autostima a cui si può aggiungere anche la mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso.

Dopo la recente revisione dei criteri è stato stabilito che l’amenorrea non è più necessaria in quanto non predittiva delle variabili psicopatologiche ma del peso e dei meccanismi compensatori, inoltre i soggetti che soddisfano i primi tre criteri ma senza amenorrea rispondono in maniera similare al medesimo trattamento. Escludendo l’amenorrea si può così valutare l’intera popolazione: donne che utilizzano contraccettivi orali, donne in età pre-menarcale e in post-menopausa e anche gli uomini, tutti gruppi esclusi della classificazione precedente.

L’anoressia nervosa si può manifestare con o senza comportamenti compensatori: in un caso abbiamo soggetti con restrizioni in cui non si presentano regolarmente abbuffate o condotte d’eliminazione come vomito o l’uso di lassativi e diuretici, l’altro caso rappresenta soggetti con abbuffate/condotte d’eliminazione regolari.

L’esordio dell’anoressia nervosa si ha prevalentemente nell’adolescenza con l’adozione di regole dietetiche rigide ed estreme, le motivazioni che portano alla restrizione alimentare sono preoccupazioni che riguardano il peso, la forma del corpo e possono nascere anche da altri processi psicologici. Tra i sintomi troviamo depressione, ansia, irritabilità, l’ossessione, difficoltà di concentrazione, perdita d’interesse sessuale, gli sbalzi dell’umore e l’isolamento sociale.

Tra i meccanismi messi in atto per il controllo del peso ci sono l’eliminazione di alcuni alimenti, la riduzione delle porzioni, , il non consumare alcuni pasti e l’eccessivo movimento fisico o compulsivo. Comuni i comportamenti che s’innescano a causa della restrizione calorica l’aumento del consumo di nervini come caffè o tè, la preoccupazione per il cibo, abitudini alimentari inusuali, occasionale introito di cibo incontrollato fino alla raccolta continua di ricette e libri di cucina. Il controllo del cibo si manifesta anche sulla selezione del cibo con cui alimentarsi per cui il cibo viene pesato più volte al fine di scegliere alimenti con meno grassi, ponendo attenzione maniacale alle etichette.

Le complicanze fisiche sono dovute a tre meccanismi: la restrizione calorica, i comportamenti eliminativi e il sottopeso. Segni fisici come arresto della crescita e dello sviluppo delle mammella se l’insorgenza è pre-puberale, la bradicardia con battiti inferiori ai 60 al minuto, e ipotensione con la pressione sistolica sotto i 90 mm Hg. Mani e piedi freddi dovuti all’ipotermia, lanugo ad avambracci, viso e alla schiena, pelle secca, caduta di capelli molto intensa, porpora, perimolisi con l’erosione della faccia interna della superficie dei denti, unghie fragili, edema in regione periorbitale, peritibiale e alle caviglie, debolezza muscolare.

Complicanze gastrointestinali si possono manifestare con il tempo e i soggetti anoressici possono soffrire di reflusso gastroesofageo, esofagite, ematemesi, gastroparesi o rottura gastrica, diminuzione della motilità del colon, alterazione dei valori di funzionalità epatica, alterata amilasi serica.

Complicanze endocrine e metaboliche si possono valutare tramite esami di laboratorio: ipoglicemia, ipocolesterolemia, bassi valori di estradiolo nelle donne o testosterone negli uomini, un assetto ormonale simile al malato eutiroideo con valori di T3 bassi a volte con anche T4 e TSH leggermente alto. I comportamenti di compensazione causano carenza di magnesio, potassio, fosforo e sodio. In generale invece l’anoressia nervosa può causare osteopenia e osteoporosi.

Infine tra le complicanze ematologiche: leucopenia, neutropenia e trombocitopenia, complicanze cardiovascolari, renali, riproduttive e neurologiche completano l’ampio quadro dei disturbi correlati all’anoressia nervosa.

Bulimia Nervosa

La bulimia nervosa venne definita a fine anni ’70 come variante dell’anoressia nervosa in cui agli episodi di binge-eating si affiancano le condotte di eliminazione assieme ad una paura morbosa d’ingrassare.  S’inizia così a trattare la bulimia nervosa come un vero e proprio disturbo, con una diagnosi specifica, fino a quel momento confusa spesso con episodi di isteria, anoressia o schizofrenia.

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare finalizzato al controllo del peso, danneggia la salute e il funzionamento psicologico e non è secondaria ad altra patologia medica o psichiatrica.

Un’abbuffata è caratterizzata da queste due caratteristiche, la prima mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo, la seconda è la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio. Le condotte compensatorie vengono attuate per prevenire l’aumento del peso: vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici ed altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo. Per poter definire la bulimia nervosa serve almeno un episodio d’abbuffata alla settimana nell’arco dei tre mesi. L’autostima influenzata da peso  e da forma del corpo, l’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa (DSM-5).

La bulimia nervosa può essere caratterizzata da condotte di eliminazione con vomito autoindotto o con l’utilizzo di lassativi e diuretici oppure senza condotte di eliminazione ma con altri comportamenti di eliminazione: l’esercizio fisico o il digiuno ma senza farmaci o vomito.

L’incidenza della bulimia nervosa è in aumento con 13 nuovi casi ogni 100.000 abitanti e oggi il disturbo colpisce circa l’1% delle adolescenti e delle giovani donne. Disturbo tipico delle popolazioni caucasiche, equamente distribuita nelle classi sociali, rara nei maschi, l’esordio generalmente avviene durante l’adolescenza e nella prima fase adulta.

Anoressia nervosa e bulimia nervosa hanno meccanismi opposti, la prima prevede restrizione calorica e sottopeso, la seconda abbuffate ed eccesso ponderale, ma entrambe nascono dalla valutazione del sé basata esclusivamente sul peso e sull’aspetto fisico. Anche la bulimia nervosa inizia come l’anoressia nervosa con l’adozione di regole dietetiche rigide ed estreme e spesso per periodi medio-lunghi soddisfa i criteri dell’anoressia nervosa ma nel rapporto tra periodi di restrizione, abbuffate e comportamenti eliminativi il peso spesso è normale o sovrappeso, difficilmente si sfocia nell’obesità. Tra i sintomi ansia, depressione, a volte l’uso di alcol o sostanze psicoattive.

Rispetto all’anoressia nervosa le complicanze fisiche delle bulimia nervosa sono minori anche se altrettanto pericolose se il distrubo non viene risolto. I disturbi fisici peggiorano con l’aumento degli episodi di vomito come esofagite, gonfiore delle ghiandole parotidi e delle ghiandole sottomandibolari, disturbi elettrolitici, danni dentali e il tipico segno di Russel, l’ispessimento o le cicatrici della superficie dorsale della mano causati dalla pressione delle mani contro i denti durante gli episodi di vomito autoindotto.

Ortoressia

Pianifichi i tuoi pasti diversi giorni prima?

Spendi più di 3 ore al giorno riflettendo sulla tua alimentazione?

Lo stato d’ansia della tua vita è aumentato da quando hai riflettuto sulla tua alimentazione?

La possibilità che i cibi che assumi ti facciano ingrassare è sempre più importante del piacere di mangiarli?

La tua autostima aumenta quando ti alimenti in modo corretto?

Queste assieme ad altre domande compongono il test di Bratman usato per stabilire se una persona soffre di un disturbo del comportamento alimentare  definito ortoressia.

L’attenzione al cibo che mangiamo è un fattore sempre più presente in un settore come quello alimentare che ci offre una varietà che non è stata mai così ampia e saper scegliere tra due prodotti dello stesso genere quello con le caratteristiche nutrizionali e di salubrità migliori non è sempre facile.

Esiste però una vera e propria patologia di recente definizione che prende in considerazione l’attenzione maniacale sulla scelta del cibo e sulle regole alimentari, Questo disturbo del comportamento alimentare è definito “ortoressia”, l’ossessione per il cibo perfetto.

L’ortoressia stessa è una sottocategoria dell’anoressia per cui alla maniacale attenzione per il cibo si associa carenze nutrizionali marcate e una perdita di peso significativa (con Indice di Massa Corporea inferiore alla norma).

Il disturbo nasce da un disagio psicologico che trova le basi nell’insoddisfazione personale, nella mancanza di autostima. Chi soffre di ortoressia cambia il suo stile di vita tendendo ad isolarsi e seguendo regole sempre più rigide causando carenze nutrizionali che comportano rischi per la salute e disagio sociale.

I sintomi: ossessione per la nutrizione che porta ad una dieta restrittiva focalizzata sulla preparazione del cibo e ritualizzata su come ci si approccia al cibo, ad esempio la qualità conta più della quantità per cui un soggetto ortoressico spende moltissimo tempo per analizzare il cibo alla fonte ( se sono stati utilizzati pesticidi od ormoni) la fase di lavorazione del cibo (se durante la preparazione del cibo si sono persi nutrienti o se sono stati aggiunti prodotti artificiali) sul packaging (se le confezioni possono contenere elementi tossici o cancerogeni, se le etichette sono dettagliate ed esaustive) il tutto al fine di massimizzare il proprio benessere psico-fisico.

Questa attenzione maniacale si manifesta in abitudini rigidissime per cui si scelgono di mangiare cibi solo in determinate combinazioni o a certe ore del giorno. Si arriva ad una pianificazione dei pasti dettagliatissima con la scelta di escludere intere categorie di alimenti e come per l’anoressia il rischio di osteopenia, anemia, bradicardia, iponatremia, acidosi metabolica e di altre complicazioni è elevatissima.

Quando poi le abitudini legate al cibo sono alterate cresce la frustrazione o il senso di colpa se le stesse regole sono trasgredite sviluppando un forte disagio sociale e isolamanto nella consapevolezza di essere superiore agli altri, non volendo interagire con chi non ha le stesse abitudini alimentari. L’ortoressia non può essere vista come un disturbo del comportamento alimentare a se stante ma spesso abbraccia caratteristiche dell’anoressia nervosa o in alternativa di soggetti che soffrono di comportamenti compulsivi-ossessivi.

Chi soffre d’ortoressia perde il piacere nell’approccio al cibo nella convinzione che gli alimenti scartati siano nocivi alla salute imponendosi regole che permettono di creare regimi alimentari specifici senza la consapevolezza che le loro scelte possono influenzare negativamente la salute.

Come discriminare però tra una scelta come può essere l’essere vegetariano o vegano da quello che è una vera e propria sindrome? Esistono dei segnali d’allarme che possono far indirizzare verso un comportamento alimentare patologico: la paura d’ingrassare, quella di non essere in buona salute e la visione distorta della propria immagine corporea che portano all’ossessione per il cibo e l’alimentazione che diventano il punto dove focalizzare ed esercitare il controllo e alleviare la tensione.

Esistono casi di soggetti che quando escono portano con sé un vero e proprio kit di sopravvivenza con cibi preparati da loro nella paura di non trovare quello che vogliono se preparato da altri, al contratio di anoressici o bulimici in cuil’attenzione è focalizzata sulla quantità di cibo per l’ortoressico è la qualità.

Si impongono così diete in cui si escludono carne e pesce a favore di alternative ritenuti più salutari,  l’attenzione successivamente cade anche su i modi di cottura: su tutti il vapore che permette di non usare condimenti ritenuti assolutamente da bandire. Tra le persone più a rischio di sviluppare l’ortoressia ci sono le donne che si trovano sempre a dieta in  cui ll fisico s’indebolisce così come il sistema immunitario.

Perché rivolgersi ad un BIOLOGO NUTRIZIONISTA?

L’ortoressia porta alla privazione di alcune categorie alimentari aumentando così il rischio di malnutrizione. Come già discusso il rischio di complicanze dovute alla mancanza di nutrimenti essenziali per il nostro corpo aumenta più il regime alimentare è restrittivo, inoltre senza un adeguato apporto calorico e di tutti gli elementi nutrizionali aumenta il rischio di sviluppare patologie secondarie.

Obesità e sovrappeso

Secondo le ricerche svolte dal ministero della Salute/Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie (Ccm), l’Italia è uno dei primi paesi in Europa per numero di bambini sovrappeso ed obesi e il problema diviene ancora più grave se pensiamo che un bambino obeso o sovrappeso è un potenziale adulto obeso o sovrappeso.

I genitori talvolta non hanno ben chiaro il quadro minimizzando il problema anche di fronte alle indicazioni del pediatra così il sovrappeso e l’obesità di un bambino non devono essere sottovalutati perché le abitudini da bambini possono mantenersi anche in età adulta.

Oggi l’impatto e le ripercussioni dell’obesità sulla salute hanno raggiunto una rilevanza tale da aver indotto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ad intervenire con diverse iniziative per il monitoraggio e la prevenzione. L’obesità non è un problema relegato alla popolazione adulta ma è sempre più presente anche tra i bambini con una stima di oltre 44 milioni di soggetti in eccesso ponderale in tutto il mondo, in Italia è stato istituito il progetto “OKkio alla SALUTE” promosso dal Ministero della salute che dal 2007 raccoglie dati sulle abitudini alimentari dei bambini della scuola primaria.

Tra il 2007 ad oggi sono stati fatte quattro rilevazioni circa ogni due anni, l’ultima nel 2014, ognuna della quali ha coinvolto oltre 40.000 bambini e genitori e 2000 classi e i dati più recenti confermano un leggero calo dell’obesità infantile in Italia che dal 2009 al 2014 è scesa dal 12,0% al 9,8% e allo stesso modo la percentuale di bambini in sovrappeso è scesa dal 23,2% al 20,9%.

Una delle abitudini sbagliate più frequenti è quella di non consumare la colazione o di fare una colazione sbilanciata, tra le altre abitudini da correggere è quella di una merenda a metà mattina troppo abbondante, la mancanza di consumo quotidiano di frutta e verdura e il consumo giornaliero di bibite zuccherate e/o gassate. Tra le abitudini non legate all’alimentazione che favoriscono il sovrappeso ci sono l’assenza di attività sportiva o la sua pratica solo per 1 ora la settimana, la presenza di TV in camera e le ore davanti alla TV e ai videogiochi.

Dall’analisi emerge che il 38% dei genitori con figlio in sovrappeso od obesi considera il figlio sotto-normo peso e solo il 29% pensa che il proprio figlio consumi una quantità di cibo eccessiva e allo stesso modo il 41% dei genitori con figlio fisicamente poco attivi ritiene che il figlio svolga poca attività fisica, anche questo sitnomodi una visione non realistica.

La probabilità che un bambino in sovrappeso od obeso lo sia anche da adulto sono alte perchè le abitudini alimentari si consolidano fin da piccoli. L’obesità è un problema rilevante nei paesi occidentali ed è collegato non solo ad eccesso ponderale ma ad altre patologie come l’ipertensione o la sindome metabolica.

In questo senso la rilevazione della composizione corporea, della circonferenza vita, della pressione sanguigna e l’analisi di trigliceridi e colesterolo possono dare informazioni molto più dettagliate del solo peso. Una persona particolarmente muscolosa può avere un’indice di massa corporea elevato ma rispetto ad una persona con la stesso indice ma molto meno muscolosa avrà meno probalità di sviluppare disturbi come problemi cardiovascolari e diabete.

Il trattamento di uno stato di sovrappeso e d’obesità passa da un cambiamento sia delle abitudini alimentari sia di quelle sportive, introducendo dove non presente attività fisica costante. I risultati duraturi nel tempo si ottengo se si affianca ad una corretta alimentazione anche uno stile di vita che comprende attività fisica regolare.

Binge-eater disorder

Il disturbo da alimentazione incontrollata definito anche binge-eating disorder (BED) presenta episodi bulimici ricorrenti senza i comportamenti estremi di controllo del corpo tipici di anoressia e bulimia nervose. La prevalenza nella popolazione è circa del 3%, più alta sia di bulimia che di anoressia, presenta una percentuale maschile elevata, circa un quarto dei casi, anche se l’insorgenza è tardiva, mediamente attorno ai quarant’anni.

La diagnosi di binge-eating disorder: ricorrenti episodi di abbuffata definita come mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio.

Gli episodi di abbuffata si associano a tre dei seguenti aspetti:

  • Mangiare molto più velocemente del normale
  • Mangiare fino a sentirsi pieni in modo sgradevole
  • Mangiare grandi quantità di cibo anche se non ci si sente affamati
  • Mangiare da soli perché imbarazzati di quanto si sta mangiando
  • Sentirsi depressi, disgustati verso se stessi o molto in colpa dopo l’episodio

In un bulimico è presente un disagio marcato rispetto alle abbuffate con almeno un episodio a settimana per almeno tre mesi a cui non sono associate condotte di compensazione.

Anche in questo disturbo del comportamento alimentare è necessario iniziare un percorso parallelo in cui chi ne soffre è aiutato sia da un’esperto in nutrizione che uno psicologo.